venerdì 1 aprile 2011

I limericks



Il limerick è un componimento poetico dalla struttura rigida assai. Originario dell'Inghilterra, le sue radici sono oscure. Di sicuro si sa che il nome viene dall'omonima città di Limerick, in Irlanda. Nei limericks sia la metrica, che il contenuto devono soddisfare a delle prescrizioni.
Metrica. Il limerick si compone di cinque versi che rimano AABBA. I versi A sono più lunghi, quelli B più brevi. In un tipico limerick italiano si possono avere versi A endcasillabi (accento sulla decima sillaba) e versi B settenari (accento sulla sesta sillaba).
Contenuto. Il primo verso deve finire con un nome proprio di luogo, che dev'essere anche la fine dell'ultimo verso. Il primo verso presenta un personaggio; il secondo descrive la situazione di partenza; il terzo e il quarto sviluppano la vicenda; l'ultimo verso fornisce una morale o una conclusione.
Ecco un esempio:

Un diavolo sporchissimo di Dozza
mi ruba il maglione e me l’insozza;
ma io prendo il sapone
e lavo il mio maglione
e il diavolo ora pulito di Dozza.

Con tutta la sua rigidità, il limerick non può essere che ironico, spesso addirittura privo di senso comune. Ho letto dei limericks dal fondo agro, ma facevano comunque sorridere.
Una volta fissate le regole per comporre un limerick, è bello modificarle o violarle. Nei limericks e favole che trovate su questo blog le regole aggiuntive erano: (i) l'ultimo verso deve riprodurre, modificato in un paio di lettere al più, il titolo di una fiaba, su cui (ii) il testo del limerick deve avere qualche riferimento. E' più semplice comporre con dei versi pari (decenari, ottonari), piuttosto che con versi dispari.
Come spesso accade, è proprio la rigidità estrema ad aprire la pista alla fantasia, la costrizione a liberare la mente. Nell'assenza di vincoli, in piena libertà di forma, la gran parte di noi precipita immediatamente nell'ovvio e nello scontato. I ragazzi che scrivono sulle pensiline degli autobus i loro messaggi a pennarello vanno spesso poco al di là di un piatto "ti voglio bene", abbreviato in TVB, al più rafforzato in TVTB (ti voglio tanto bene) o TVTTB, e via T'aggiungendo. Il massimo di libertà coincide qui col minimo di liberazione. Fino a giungere al disperato (e disperante) "ti amo più del'aria che respiro", scritto evidentemente da persona che non mai sofferto d'asma, né ha provato il brivido dell'apnea in mare.
Scrivere liberamente in verso libero è cosa che riesce solo ai poeti. Avere dei vincoli, per noi comuni mortali, costringe invece a cercare in cataloghi poco frequentati di parole, a inventare, rabberciando rime sfuggenti da ogni parte, situazioni e storie che, pensandoci su liberamente, non avremmo mai immaginato.

Maestro dei limericks fu lo scrittore e illustratore Edward Lear (1812-1888), famoso soprattutto per i suoi nonsense verbali. I limerick illustrati qui sotto vengono dal suo LIbro del nonsense.



Per vivere, comunque, Lear faceva anche illustrazioni più sensate, anche se meno divertenti:


Ecco un bel sito italiano dedicato ai limericks, ricco anche di link. In rete ci sono alcune edizioni del Libro dei nonsense, con tanto di componimenti e illustrazioni.

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