martedì 25 gennaio 2011

Strade transappenniniche della nostra zona


Le vie Francigene e Romee tra Bologna e Roma, a cura di Paola Foschi, volume pubblicato dall'Assessorato al Turismo della Provincia di Bologna, Bologna, 1999, pp. 112

La nostra vita quotidiana si svolge, per la più parte, sull'asse Nord-Ovest/Sud-Est della via Emilia e delle sue varianti d'epoca industriale (l'A14, la ferrovia Bologna-Bari). Ci fu un tempo in cui, essendo sempre l'Emilia l'asse portante della zona, un pettine di sentieri, piste e tratturi la collegavano col crinale tosco-emiliano e, da lì, con Arezzo, Pistoia, Firenze, Roma. Sopravvivenze notevoli di queste strade li s'incontrano qua e là sulla collina: dogane papali e del Granducato di Toscana; castelli e torri che controllavano, a diversa profondità, i crinali e le valli; monasteri dove il pellegrino (e non solo il pellegrino) poteva passare la notte in sicurezza e mangiare una minestra.
Un bel librino che m'è capitato sottomano di recente racconta proprio di queste vie, specializzando la narrazione e il repertorio a quelle che attraversavano l'Appennino partendo dal tratto di via Emilia che attraversa la provicia di Bologna. Questi itinerari, alcuni dei quali di epoca preromana, altri di epoca imperiale, vengono visti dal punto di vista interessante e vitale del pellegrinaggio verso Roma, che inserì le piste, in diversi periodi storici, nella direttrice Francigena (se vogliamo privilegiare il punto di partenza) e Romea (dal punto di vista della meta). Questi percorsi, di cui il libro dettaglia non solo la storia, ma anche le tappe, ordinano e spiegano un gran numero di castelli, borghi, monasteri e edifici della nostra zona. Con grande semplicità di linguaggio, ma anche con grande profondità storica, si racconta la vita quotidiana del pellegrino, s'accenna alla conversione spirituale che metteva su percorsi lunghi e pericolosi persone che, nella loro quotidianità, difficilmente viaggiavano più in là della città più vicina al villaggio di residenza. Il punto di vista del pellegrinaggio cristiano era, al momento della pubblicazione del libro, reso ancor più attuale e urgente dall'incipiente Giubileo del 2000.

Pista di crinale sul tracciato della Flaminia Minor.

Due almeno di queste vie interessano il territorio a noi prossimo e una terza, appena accennata, lo attraversa. A Ovest di Toscanella, partendo più o meno da Ozzano, una pista di crinale ripercorreva -più o meno fedelmente- la Flaminia Militariis (o Minor), coeva della via Emilia, che doveva servire a far comunicare le nuove provincie galliche della pianura Padana con il centro militare-amministrativo di Arezzo, antico centro della Toscana romana. Si tratta di un percorso affascinante, il cui tracciato consiste oggi in gran parte, almeno fino al confine regionale, di sentieri e sterrati che s'innestano, presso il Sasso San Zenobi, sulla strada asfaltata per il passo della Raticosa.
Come gran parte della piste di montagna antiche e, ancor più, medioevali, la pista segue una serie di crinali. Non solo perché, in genere, la pendenza massima di un crinale è inferiore a quella di una fondovalle, che alla fine della valle si trova di regola di fronte a una ripida e lunga rampa; ma anche perché le piste di crinale incontrano meno corsi d'acqua e hanno meno probabilità di essere interrotti da frane. Si aggiunga a ciò che, nell'Alto Medioevo, piane e valli erano corse da eserciti in guerra predatoria, per cui le città e borghi che le piste dovevano attrraversare s'erano spostati su poggi e creste di crinale, più facili da difendere. Inoltre, il collasso delle opere civili romane, molte rese inservibili, altre addirittura sparite, aveva lasciato guadi e attraversamenti senza ponti e le strade senza un servizio di ingegneri a ripararle da frane e allagamenti.

Lungo la via Montanara, a monte della vena del gesso, il fiume ha scavato nella formazione marnoso-arenacea, in questo punto contorta e addirittura rovesciata dalle forze tettoniche.

Un'altra strada notevole è la Montanara, lungo la valle del Santerno fino a Tossignano, quindi sul crinale tra Santerno e Senio fino a Castel del Rio, poi attraverso la dogana granducale di Castiglioncello, oggi in rovina, verso Firenzuola, infine a Firenze attraverso il Mugello, dopo il passo del Giogo. Questa strada, nel tracciato odierno SP610 fino al confine regionale (e oggi tutta nel fondovalle), ha conservato la sua funzione di comunicazione tra Romagna e Mugello, permettendo a gran parte delle comunità montane e dei manufatti che la costeggiano di mantenersi in buono stato (a parte quelli andati perduti durante l'ultima guerra, qui particolarmente feroce e distruttiva). Notevolissimo tra questi è il ponte degli Alidosi sul Santerno presso Castel del Rio (1499), uno dei più belli d'Italia, secondo la mia opinione. Si spiega, il ponte, solo facendo riferimento a un tracciato della Montanara diverso da quello attuale (che, potenza della moderna ingegneria, passa senza problemi sopra un orrido appena prima del paese). Sempre a Castel del Rio, il bel palazzo degli Alidosi ci fa vedere, senza dover troppo viaggiare, quanto lo stile fiorentino nel fortificare differisse da quello trozzo e romagnolo, ben testimoniato dalla nostra rocca di Dozza.

La terza via di crinale, in mezzo a queste due, è quella che, partendo dalla nostra collina in corrispondenza di Monte del Re, percorre il crinale tra Sellustra e Sillaro fino alla cime della valle, nei pressi di Gesso. Si tratta di un sentiero piacevole e panoramico, percorribile anche in mountain bike, almeno fino al punto in cui degli allevatori hanno messo un recinto in mezzo alla pista, di fatto interrompendola. Questo percorso, che per un lungo tratto si trova sotto l'occhio vigile della rocca di Dozza, conserva alcune tracce delle infrastrutture poste su questa pista minore, ma utilizzata. Certamente il monastero di Monte del Re, ma anche la rocca di Fiagnano, che domina il burrone calanchivo che sovrasta l'area del ristorante Sellustra.
A un paio di chilometri da Monte del Re, questa pista diventa uno stretto sentiero sulla cresta d'un fragile calanco, colonizzato da artemisie e altre piante aromatiche e talvolta percorso da daini; un piccolo angolo selvaggio a due passi da Toscanella.



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